Negli anni ’90, le aziende cercavano sempre modi innovativi per sponsorizzare i loro prodotti, e il mondo dei videogiochi non ne era affatto esente.
Tra un platform e l’altro, spuntava l’incredibile Pepsi Man, un gioco che possiamo definire tanto assurdo quanto memorabile.
Rilasciato nel 1999 esclusivamente per il mercato giapponese, Pepsi Man ci mette nei panni dell’eroe più frizzante della storia dei videogiochi: un supereroe antropomorfo in tuta argentata con la missione di distribuire lattine di Pepsi e dissetare un’umanità sofferente.
Scopriamolo insieme. In un periodo in cui giochi come Crash Bandicoot e Spyro dominavano la scena PlayStation, Pepsi Man si presentava come un titolo sui generis.
Non era solo un platform o un semplice gioco di corsa a ostacoli, ma un’esperienza surreale e ironica in cui ogni aspetto, dai personaggi al gameplay, era finalizzato a spingere il marchio Pepsi.
La trama di Pepsi Man è tanto semplice quanto efficace: nel ruolo di questo enigmatico supereroe, il giocatore deve raggiungere varie destinazioni entro un tempo limite, risolvendo un’emergenza alla volta. E non parliamo di pericoli nucleari o invasori alieni, ma di persone assetate che necessitano, indovinate un po’, di una Pepsi!
Il cuore del gioco è un susseguirsi di livelli dove Pepsi Man corre inarrestabile verso il suo obiettivo, e il giocatore deve evitarne gli ostacoli: macchine, cartelloni pubblicitari e infiniti incidenti stradali.
La visuale in terza persona, combinata con la frenesia di schivare, scivolare e saltare, contribuisce a creare una sorta di tensione comica, amplificata dalla corsa imperturbabile di Pepsi Man.
Le meccaniche di gioco sono estremamente semplici ma coinvolgenti.
Non esistono vite o armi; il giocatore si affida esclusivamente a riflessi pronti per evitare gli ostacoli. L’elemento chiave è la velocità: ogni livello aumenta in difficoltà man mano che l’eroe si avvicina alla sua meta, creando una sorta di climax paradossale per un gioco basato su una bevanda.
Ogni area presenta nuovi ostacoli e situazioni grottesche, rendendo l’esperienza sempre variegata e divertente.
Se c’è un elemento che fa di Pepsi Man un gioco unico, è proprio il tono ironico. L’intero titolo è permeato da un’atmosfera da parodia, dove ogni dettaglio sembra prendere in giro gli stereotipi dei supereroi e l’idea stessa di un “brand game”.
Ogni volta che il nostro eroe in tuta argentata sbatte contro un ostacolo o si ritrova schiacciato da una lattina gigante, è difficile non ridere.
Un elemento di spicco è anche la presenza di brevi filmati che mostrano un “fan americano” di Pepsi che guarda le gesta di Pepsi Man dalla TV, commentando con entusiasmo e incitando il nostro eroe. Queste scene in live-action aggiungono un ulteriore tocco surreale, facendo capire al giocatore che, in fondo, Pepsi Man non si prende mai davvero sul serio.
Nonostante il tono comico, Pepsi Man offre una sfida tutt’altro che banale. Il gioco richiede precisione e riflessi pronti, e gli errori sono spesso puniti severamente. La difficoltà aumenta progressivamente, con ostacoli più impegnativi e un numero maggiore di pericoli che spuntano da ogni angolo.
Alcuni giocatori potrebbero trovare la ripetitività del gameplay un po’ frustrante, ma il ritmo incalzante dei livelli e il design caotico mantengono sempre alta l’adrenalina.
Un aspetto interessante di Pepsi Man è che, pur essendo un prodotto fortemente pubblicitario, è diventato un cult tra i collezionisti e i fan di giochi bizzarri. Ironia della sorte, questo titolo non fu mai rilasciato al di fuori del Giappone, ma col tempo ha acquisito popolarità anche tra i giocatori occidentali, complici i video su internet e i gameplay caricati dai fan. Le copie originali di Pepsi Man per PlayStation 1 sono oggi piuttosto rare e ricercate, rendendo il gioco una vera perla del retrogaming.
Un altro aneddoto curioso riguarda la scelta del personaggio.
Pepsi Man è stato infatti creato inizialmente come una mascotte per la Pepsi in Giappone negli anni ’90, pensata per adattarsi ai gusti della cultura pop nipponica dell’epoca.
Nel gioco, Pepsi Man non parla, ma esprime tutto attraverso il suo linguaggio del corpo, risultando così un personaggio universale e accessibile a chiunque.
Pepsi Man non è solo un gioco, ma un’esperienza unica e bizzarra che va oltre il semplice videogioco pubblicitario. Con un gameplay adrenalinico e ironico, questo titolo offre un divertimento spensierato e un po’ assurdo, ideale per chi vuole prendersi una pausa dai giochi più seri.
Certo, non si tratta di un capolavoro in termini di profondità o di grafica, ma è proprio la sua natura scanzonata e autoironica a renderlo memorabile.
E poi, quale altro gioco può vantare un supereroe in tuta argentata dedito a dissetare il mondo a suon di Pepsi? In definitiva, Pepsi Man è un piccolo pezzo di storia del retrogaming che vale la pena provare almeno una volta, se non altro per ridere e farsi travolgere dalla sua genuina follia.